giovedì 7 dicembre 2023

Taccio, o meglio, mi taccio

Leggi l'informativa su Privacy & Cookie a lato, all'interno della stessa trovi le modalità per non aderire. Se vuoi aderire è sufficiente che prendi visione e continui la navigazione sul nostro blog. Grazie

Sempre più spesso sento dire che "mi taccio" non si deve dire perché tacere non è un verbo intransitivo, quando poi lo sento dire da professori di scuola mi si accappona la pelle. Esistono professori che non tollerano i DSA, li trattano come imbroglioni e poi, parlano di verbi come fossero pesce che si vende al mercato al peso, con rispetto per i pescatori.

Riporto direttamente dal sito de la Crusca la differenza tra Taccio e Mi Taccio e chiedo gentilmente, a chi di dovere, di tacere o pensare prima di parlare:

L’azione espressa dai verbi transitivi pronominali non ricade direttamente sul soggetto, ma rimane nella sua sfera d’influenza; il pronome atono non costituisce l’oggetto ma un complemento indiretto (per es. mi chiedo se fosse la cosa giusta; mi lavo le mani). In questi casi il pronome rappresenta un complemento di termine, il complemento oggetto è espresso e indica ciò che nell’azione si svolge nella sfera del soggetto.


Nei verbi pronominali intensivi, invece, il pronome non è indispensabile: non modifica il significato del verbo, è usato soltanto per enfatizzare l’intensità (anche emotiva) della partecipazione del soggetto all’azione (per es. mi bevo un bicchiere di birra). L’italiano ricorre a quest’uso per esprimere le funzioni di una diatesi, quella media, assente nella nostra lingua (ma presente in altre, per esempio il greco). La diatesi media indica intatti “una più intensa partecipazione del soggetto all’azione, che resta nella sfera del soggetto stesso” 


Tacere deriva dal latino tacēre, che poteva essere sia transitivo sia intransitivo. I principali dizionari italiani registrano tanto l’uso transitivo quanto l’uso intransitivo di tacere; il GDLI e il GRADIT qualificano tacersi come intransitivo pronominale.


L’oscillazione dell’uso tacere/tacersi è molto antica e ben presente nella lingua letteraria: abbiamo esempi di tacersi, tra l’altro, in Bono Giamboni (Fiore di rettorica: “Anche mi taccio la codardia che facesti quando fosti gonfaloniere”)


In conclusione, le forme taccio e mi taccio sono da ritenersi entrambe corrette, ma nell’uso attuale la prima predomina largamente, mentre la seconda sembra un arcaismo, volutamente esibito.


Mi pare di capire che serve un'alta conoscenza della lingua italiana per usare tacersi al posto di tacere, e qui mi taccio.

https://accademiadellacrusca.it/it/consulenza/rispondo-e-poi-taccio-o-mi-taccio/1178

Nessun commento:

Posta un commento

Puoi lasciare qui un commento: