mercoledì 3 marzo 2021

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Carissimi amici tutti,

Scrivo questo post consapevole del fatto che dovrò pagare per i miei pensieri, e non sarebbe la prima volta, non ci posso far niente, io sono per la libertà di pensiero! Chiedo scusa sin da ora.

Viviamo in pandemia, il mondo intero è in pandemia. Notizie di terribili morti, di contagi disastrosi, di peggioramenti e non so che altro e onestamente, io ci credo. Proprio perché ci credo cerco di stare a casa, esco più o meno 4 ore a settimana, torno alla mia città natale solo per i miei genitori, per star loro un po' vicino e aiutarli quando serve (per fortuna sono abituati a faticare e a far da soli e non si lamentano mai, però ... sono umani e sono nonni).
In questi ultimi anni mi è sembrato di vedere un collasso totale del nostro vivere, del nostro pensare, delle nostre abitudini. 

Quando avevo 20anni ricordo che il lamentone era "questi poveri ragazzi non sanno se possono comprarsi casa perché non sanno se fra 10 anni ancora lavoreranno" oppure una decina di anni dopo: "non esistono più antibiotici che fermano i batteri e anche i virus ne sanno una più del diavolo e chissà se avremo cure per combatterli"
Allora li vivevo come tormentoni, oggi sono la realtà. 
Che realtà è quella di oggi? Domanda da 500milioni di sterline.

Il mio pensiero è che l'evoluzione non si può fermare. 
Si può osservare, contestare in alcune cose e assecondare in altre ma non si può fermare. Eppure, ci sono sempre persone che non vogliono andare avanti. 
Sono diventata mamma molto tardi e mi sono ritrovata più moderna di alcune mamme di venti anni meno di me. 
Ho incontrato persone che hanno fatto dello scrivere in corsivo la ragione di vita della scuola, il futuro dei loro figli. Persone che forse hanno passato tanto tempo ad occuparsi della scrittura e poco tempo a studiare la storia. 
Consiglio a tutti di leggere Il più grande uomo scimmia del pleistocene di Roy Lewis e sarei ben felice di sapere se vi sentite Zio Vania o Edward e anche perché vi sentite l'uno piuttosto che l'altro.

La scrittura è un'invenzione dell'uomo che segna il confino, il passaggio, tra la preistoria e la storia ma rimane un'invenzione dell'uomo e non un bisogno primario. 
Mangiare è un bisogno primario. Se non mangia l'uomo non sopravvive, sopravvive invece anche se non scrive. 
Dunque, cerchiamo di mettere le giuste priorità in campo. 
Io sono a favore del corsivo, io so scrivere il corsivo con la destra e con la sinistra e mi diverto, ma non mi sento più intelligente per questo (vedo già la faccia di qualche mammina dire "e ci mancherebbe che questa si sente pure intelligente"). 
Ma perché scrivere corsivo è così importante nella nostra scuola? Nella nostra scuola? O in alcune scuole? Preferisco pensare in alcune scuole.
Oserei dire che è considerato più importante il corsivo veloce che lo scrivere usando una giusta grammatica (ripeto e confermo che io sono più brava con il corsivo veloce che con la grammatica). 

(invento la storia dei Sumeri) 
La scrittura nasce con i numeri, per esigenze commerciali. Quanto commercio posso fare se ogni capra che ti do vale un sassetto, come ogni sassetto vale i tronchi di legno che tu devi a me in cambio di quelle pecore? Meglio un segnetto su una tavoletta di argilla. Ma quanti segnetti devo fare e quante tavolette di argilla devo portare con me? pesano. Troviamo una via di mezzo, raggruppiamo i numeri per 10, proviamo 1 segnetto verticale ogni pezzo, 1 segnetto orizzontale ogni 10 segnetti verticali ... mmm ... sai che faccio? Salto la brutta e uso le dita per ricordare i segnetti verticali fino a 10, poi metto il segnetto orizzontale. Mi porto dietro il 10% delle tavolette di argilla che mi servivano prima e scrivo meno. Non è tutto. Mentre torno, o mentre vado, un commerciante concorrente mi ferma e mi dice che la mia merce è la sua merce. Come dimostro che non è vero? Lui urla, sbraita, va dicendo in giro a tutti che ho rubato e gli credono, perché non dovrebbero? E io come lo dimostro? Con i sigilli, le sigle, le prime scritture. 

Ci troviamo in un periodo che ci sembra lontanissimo, ma non lo è, 3.500 anni prima di Cristo. 5.500 anni fa circa. Eppure erano antichi, non sapevano scrivere, non sapevano leggere. 
Forse erano solo bravi a dare le giuste priorità alla vita, eppure ce l'hanno fatta, noi siamo il loro risultato. Tutto quello che l'uomo ha inventato nella preistoria e nel primo millennio della storia, forse, è tutto quello che ci è servito per evolvere e che ancora ci serve. 
Sempre i Sumeri inventarono le prime città-stato: organizzazione socio-politica, del commercio, della religione, del sistema sanitario, dell'istruzione ... certo allora saper scrivere velocemente ti cambiava la vita: potevi diventare scriba (se appartenevi alla giusta casata) e non militare o, peggio ancora, schiavo (che figuriamoci se aveva tempo di imparare a leggere e scrivere). 
Sarei curiosa di sapere secondo voi, cosa è veramente cambiato oggi? 
Perché riuscite ad accettare il passaggio dallo scrivere sulle tavolette di argilla alla grafia su carta e poi al corsivo? e non riuscite ad accettare che l'evoluzione è andata a vanti e il corsivo non è più materia attuale ma materia storica che, nel modo più assoluto, non va persa ma va studiata ad altri e forse più alti livelli? Senza tormentare i bambini, a detta di qualcuno, già in prima classe primaria e senza tormentare i genitori che si ritrovano a dover pagare esperti a parte dalla scuola che insegnano ai figli il corsivo? 
È la scuola che non sa più insegnarlo o qualcosa è cambiato?

Forse quello che non dobbiamo perdere è la buona manualità e la giusta competenza nello scrivere un messaggio (lettera, diario, articolo, idea, racconto, romanzo, poesia, trattato, legge) e non il carattere.
A proposito, sapete che il primo codice di leggi scritte in nostro possesso risale all'epoca dei Babilonesi? E che il nostro codice civile non è altro che un'evoluzione (non so se migliore, non sono esperta) di quello scritto dai Romani?
Ma allora noi cosa ci siamo inventati? Macchine, lavatrici, aerei, computer ... tecnologia mi sembra e neanche tanta.
 
Siamo entrati nell'era digitale e che piaccia o no, andrà avanti. 
Il Medioevo è un lunghissimo periodo (moderno più di quanto sembra) fatto un tempo oscuro e un tempo di ripresa. Noi oggi che viviamo un tempo oscuro o un tempo di ripresa?
Noi siamo quelli del digitale. Non ci opponiamo ma preoccupiamoci di farne buon uso. 
Alcuni bambini oggi passano giornate intere sul digitale e altri non vedono un computer fino ai sedici anni, quando si sentiranno diversi dagli altri (basta dire che diverso è figo o stupido, sarebbe l'ennesimo e inutile contrasto a due, siamo tutti un po' fighi e tutti un po' stupidi - siamo tutti cattivi, altrimenti come potremmo essere buoni?).

Siamo sicuri che la buona manualità si conserva solo con il corsivo? 
Non è che possiamo dipingere? Intagliare il legno? Lavorare la creta? piantare i semi e potare le piante? Scavare buche al mare e lanciare i sassi nel fiume? Ma dove nasce un fiume? Peccato dover stare sempre chiusi in casa a studiare e non poter andare a curiosare dal vero dove nasce un fiume. 
Per fortuna mentre studio vedo le foto dei fiumi sui libri.

Per finire e descrivere la mia idea, voglio parlare della velocità. 
La velocità è quella cosa che, per il gusto di essere il primo, ti porta a schiacciare il pedale dell'acceleratore e a non accorgerti che non ce la farai a stringere la curva e la signora che sta sul bordo della strada, è scesa dal marciapiede magari a raccogliere il gioco del figlio, è spacciata perché tu vai troppo veloce per accorgerti di lei, e molto velocemente te ne vai, non la soccorri. 
Ma si dai, vendiamo auto che vanno a 300km/h che di fighi che spendono soldi per queste cose ce ne sono sempre, poi la legge metterà dei limiti in strada e saranno loro colpevoli di aver corso. La legge per queste cose la prendiamo direttamente da Hammurabi perché sarebbe ora che ci occupiamo di cultura della non violenza e non accelerazione in strada piuttosto che delle leggi per stabilire i limiti e delle leggi per aggirare i limiti.

A proposito sapevate che tutti gli scienziati che hanno fatto le grandi scoperte, osservavano i fenomeni in meno di 24h? Si perché se si è veloci si è più bravi e dunque ogni bravo scienziato che ha cambiato il nostro mondo in meglio, si è sbrigato e pensate che tutti loro a 10 anni sapevano le tabelline benissimo, in meno di 3 secondi ti davano il risultato di qualsiasi tabellina tu gli avessi chiesto, proprio per questo si sono distinti e hanno fatto del genere umano, l'essere migliore, per la velocità con cui rispondevano alle domande sulle tabelline.
Se non fosse che ad un certo punto mi è capitato di leggere la storia di Ribelle: Storia di una lumaca che scoprì l'importanza della lentezza di Luis Sepulveda. Ho sentito dire che molte persone hanno letto il libro ma mi domando che interpretazione ne abbiano dato. Io, confesso, sono una veloce che fatica nella lentezza ma ne riconosco ogni beneficio, questo anche grazie a mio marito. È nella nostra relazione che ho capito tante cose, io come lui, senza troppe spiegazioni, nonostante la cattiveria di chi ha fatto di tutto per farci divorziare, di chi ha fatto di tutto per farmi passare da stupida, da malata mentale e da donna pericolosa per il genere umano. A buon intenditor poche parole, sperando che non si intendano solo di vino.

Io sento che stiamo vivendo un momento di grandi cambiamenti e chi non riesce ad adeguarsi al cambiamento non riuscirà ad adeguarsi al futuro che è destinato a portar velocità nel genere umano ma, credo e spero, a ripristinar lentezza nella vita di ogni singolo uomo. 
Capisco che studiare sui libri come cresce una piantina è più veloce che osservarlo, un po' come lo psicologo che passa ore a studiar manuali e cerca soluzioni di salvezza per pazienti (e in alcuni casi anche per i non pazienti) tra le pagine dei manuali, senza stabilire una relazione, un contatto, una connessione (sono importanti le connessioni, sono quelle che fanno la differenza), senza mettere in discussione se stessi, mai.
Comprendo che guardare i filmini velocizzati aiuta a liberar tempo per sbrigarsi a fare altro. 

Ma, il nostro cervello non è una scatola. 
Il nostro cervello è un insieme di connessioni. 
Avete letto mai L'uomo che piantava gli alberi di Jean Giono? Quello pop-up è bellissimo (e io non amo i pop-up) ci vuole tanto tempo per far crescere una rete di alberi che dia i suoi frutti non solo di stagione, ma in connessione con il resto della natura. Un lungo lasso di tempo nel quale osservare anche i manuali ma anche saperli ignorare nei casi in cui serve.

Nella scatola metti dentro cose, nozioni, lettere, numeri, parole, pane, frutta, verdura, calzini, mutande, medicine e molto altro ma ricorda che: 
C'era una volta un panettiere che portava un cesto sulle spalle per distribuire il pane in città e per fare prima lo caricò talmente tanto che non si accorse che in fondo al cesto si fece una piccola crepa che, strada facendo, divenne un buchino. Da quel buchino, passo passo, cadevano panini che si perdevano in strada e quando il panettiere arrivò a destinazione, la cesta era piena (o vuota) per metà.

Le connessioni formano una rete che nasce dalle conoscenze. Si acquisiscono conoscenze ed entrando in relazione fra loro (sistema neuronale) si formano competenze. Si acquisiscono delle conoscenze e si lascia loro il tempo di organizzarsi, entrare in relazione, provare a stabilire delle connessioni (sperimentare) e la rete si forma. Poi si acquisiscono altre conoscenze e la rete si ingrandisce con un giusto tempo di elaborazione, organizzazione, pratica e anche riposo. Tra queste esperienze servono anche relazioni personali, stabili, serene, di fiducia e di amore (e quando togli l'amore e il sorriso ad una persona, le hai tolto la vita - un abbraccio di amore vale più di mille raccomandazioni e ricerche di prestigio, soprattutto per i bambini). 
Anche in questo caso torna l'esempio del panettiere, le esperienze non si possono fare tutte insieme, le conoscenze non si possono dare tutte insieme o si crea una strettoia e ne entrano poche per volta, rallentando invece che accelerando l'apprendimento. 
Sono sicura che tutti conosciamo Il piccolo principe di Antoine de Saint-Exupéry e non credo di avere altro da dire. 

Grazie a tutti coloro che continuano a leggermi.
SilviaC.


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