venerdì 15 agosto 2025

Predisposizione al linguaggio e partecipazione attiva all'evoluzione umana

È necessario ipotizzare un lungo periodo di transizione, o "stadio pre-linguistico", tra le forme di comunicazione dei primati prima di arrivare alla formazione della lingua umana complessa. Un periodo che ha visto svilupparsi svariati sistemi di comunicazione, anche complessi, con elementi simbolici e qualche rudimento di sintassi. In effetti, tutti gli esseri umani possiedono abilità linguistiche simili e relative strutture biologiche preposte, ma nessun bambino o bambina nasce con una predisposizione biologica ad imparare una lingua piuttosto che un'altra.

È ragionevole pensare che le lingue umane siano emerse nel momento della transizione a comportamento umano inteso in senso moderno.  Circa 164.000 anni fa, l'uomo cominciava a sentire il bisogno di comunicare in modo più complesso con i suoi simili. L'iniziale combinazione di vocalizzi e gesti si è evoluto in un sistema di comunicazione più complesso, dando vita alle prime forme di sintassi e di linguaggio condiviso. Il linguaggio evoluto, quindi articolato e organizzato e condiviso non è più semplicemente gestuali, mimico e intonazionale ma diventa ricorrente, componibile e condiviso. Il linguaggio passa dall'intonazionalità all'intenzionalità, trasformandoci da ominidi a esseri umani. A mio avviso ciò che ci rende evoluti è proprio l'intenzione, l'organizzazione, la condivisione e con il tempo, meno immediata da raggiungere, la consapevolezza di ciò che siamo, che facciamo, cosa vogliamo, cosa possiamo e tutto espresso, in modo consapevole e intenzionale, attraverso il linguaggio. 

Il linguaggio ha permesso che conoscenze, credenze, tradizioni e innovazioni potessero essere trasferite alle generazioni successive, al pari del nostro DNA che porta in cuor suo tutto il nostro patrimonio genetico, a partire dal primo ominide, se non dalla prima cellula emersa nel brodo primordiale. Così noi ci siamo evoluti, siamo cresciuti, abbiamo appreso e il nostro cervello si è sviluppato, è aumentato nelle dimensioni e nella complessità della sua struttura, generando al suo interno aree specializzate per il linguaggio, per il pensiero artistico o matematico ... ma l'amigdala è sempre là, con noi dai tempi primordiali, che  guida l'emotività in base agli stimoli che riceve diventando un importante centro di condizionamento delle reazioni all'emotività: paura, rabbia, aggressione ... 

Oggi le neuro-scienze studiano il cervello umano in modo profondo, hanno mappato le zone del cervello in basse alle funzioni che svolgono, stanno cercando di capire come una zona danneggiata del cervello possa essere riparata e in che modo, naturalmente, il cervello danneggiando alcune zone ne sviluppa maggiormente delle altre per compensa la mancanza. Uno studio di carattere scientifico assai complesso perché prevede anche il superamento di pregiudizi. Pensate a tutte quelle persone che ricorrentemente e in modo anche inconsapevole, dicono sempre: quando io ero giovane si imparava a scrivere in questo modo, quando io ero giovane si dormiva in quell'altro modo, quando io ero giovane certe cose non c'erano ... Pensate a quanto un linguaggio così formulato è pregiudicante: non accetta l'evoluzione, non accetta i cambiamenti, non accetta le diversità, non accetta di essere in difficoltà, ha sempre bisogno di sapere che c'è una sola via, quella che conosce lui. Come se ognuno di noi fosse il perfetto punto di arrivo dell'evoluzione umana invece che un anello della continua evoluzione. 

Dunque in noi esiste una evoluzione personale e una evoluzione della specie intera, sono due percorsi che percorrono e ripercorrono tappe simili tra loro ma con tempistiche diverse, l'ontogenesi e la filogenesi dell'uomo, un mondo affascinante. Entrambi sono tessuti e intrecciati dalla relazione tra le cose, umane e non umane, vive e non vive, terrestri e cosmiche. Quando una relazione si stabilisce, essa può essere distruttiva o vitale. Immaginate un proiettile di pistola che incontra il cuore di un uomo, è una relazione distruttiva, un oggetto interviene e cambia completamente il percorso di vita di un altro oggetto (in questo caso l'uomo), ma è distruttivo per tutto e per tutti? Un proiettile che incontra un albero è distruttivo allo stesso modo? E se incontra un pipistrello? Non si dice che un pipistrello può morire solo se trafitto da un paletto di legno?

Tutto questo, inoltre, avviene in un contesto evolutivo globale, universale, cosmico dal quale non si può prescindere. Questo nostro essere parte energetica del cosmo, rende la nostra esistenza trascendentale, non scindibile in piccole, uniche, separati parti dove andare a cercare la migliore, ma noi stessi siamo il cosmo. Così come il cervello è formato di tante parti che svolgono funzioni diverse ma è prezioso solo perché queste parti collaborano e interagiscono, non si può vivere solo di una parte di cervello e ogni funzione che viene svolta, si sviluppa e si muove, in base alla sua relazione con le altre parti del cervello. Un'idea così grande porta sempre riflessioni, scelte, considerazioni, credenze, tutte vere, sentite, uniche ma universali; tutto questo dovrebbe portare a un dialogo che condivide, analizza, spiega, cerca, riflette sulle diverse posizioni e non ha guerre, contrasti, malefici, umiliazioni. Noi dobbiamo scegliere che tipo di relazione vogliamo portare all'interno di questo cosmo, possiamo farlo, ogni nostro gesto, ogni nostra parola, esprimiamolo con la consapevolezza della scelta relazionale all'interno del cosmo che abbiamo fatto: distruttiva o vitale?

Questo il mio pensiero filosofico per augurarvi un buon ferragosto
Silvia

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