lunedì 8 febbraio 2016

Hogard faccia di Drago di MV Maselli

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Mirco scrivi e illustri per bambini e sei bravo in tutti e due i campi. Sei bravo perché hai tanta esperienza, perché hai fatto tanta formazione o perché è vivo in te il bambino che eri?
Mah... come posso risponderti? Ammetterei la ragione del tuo complimento. Io non credo di essere "bravo", credo di essere solo "uno che ci prova".. a volte le cose mi vengono bene, a volte no... Credimi, per me ogni volta il foglio bianco è una incognita... un prato innevato in cui buttarsi, lasciare delle orme e poi guardare dall'alto quel che ne è uscito.Se per formazione intendi quella del Liceo Artistico prima, del collaborare a destra e a manca poi, un po' in tutti i settori, dalla grafica pubblicitaria, alle vignette satiriche, alle illustrazioni umoristiche e poi alle sceneggiature di fumetti e alla scrittura e illustrazione di libri per bambini, allora si, ne ho fatta un bel po'. Ma ripeto, è sempre stata una formazione empirica fatta gradualmente, giorno per giorno e che di fatto non finisce mai.Non è mai stata l'appartenenza a una scuola, dove carpire i segreti del mestiere per cercare di fare come il Maestro. Non l'ho mai concepita in modo scolastico. Come dicevo sopra, mi sono buttato ogni volta cercando di fare prima a modo mio e poi adeguare il mio modo a quello richiesto dai miei committenti. Ne è sempre uscito un miscuglio che ha soddisfatto loro e in parte anche me. Fortuna e umiltà, questi gli ingredienti che hanno segnato la mia ormai trentennale esperienza nei settori citati sopra. E con lo stesso spirito continuo a farlo tutt'ora, provando a fare come autore in proprio ciò che ho fatto in tanti anni per i miei committenti.Si il bambino che ero c'entra sempre ovviamente! Senza di lui sarei diventato pizzaiolo o mezzemaniche :-) ..o, se mi andava bene, professore di storia e filosofia, come è stata mia intenzione per qualche anno della mia vita.Però aggiungo che se il mio lavoro d'autore ha preso negli ultimi anni questa precisa piega verso la narrativa per l'infanzia lo devo soprattutto ai miei figli, che hanno risvegliato quel bambino che è in me... che per tanti anni si era assopito in una concezione della mia arte tesa a soddisfare un pubblico più adulto, affamato di satira e implicazioni sociologiche e politiche. Ora questi aspetti, pur rimanendo velatamente presenti in me, sono molto ridimensionati e sicuramente mai protagonisti delle mie storie.

Parliamo di Hogard, faccia di Drago
Come tutti sanno, prima di parlare di un libro lo testo sui miei figli e su qualche amichetto e ne parlo solo se riscuote successo. Posso dire che è piaciuto, ce lo hanno fatto leggere centinaia di volte per tanti giorni, hanno spulciato ogni pagina e ogni disegno, rappresentato al gioco ogni personaggio, trovato goffa e divertente la Maga Magagna e cattiva e insolente la Fata Morgana
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"Un potente incantesimo di Fata Morgana aveva reso stupidi e pigri tutti i sudditi e ora, su di loro, regnava il Cavaliere Nero” (Citazione)

Un linguaggio dinamico e giocoso che ispira subito le risa dei bambini e la loro voglia di draghi e principesse. Un mondo antico con un linguaggio moderno, come nasce?

Devo rivelarti che, nella prima stesura di Hogard, questa commistione tra linguaggio moderno (di matrice cinematografica e multimediale direi) e mondo antico delle fiabe e delle saghe epiche medievali, era anche più vistosa e potente. Stavo pensando infatti a un ipotetico lettore più grandicello. Nel farne un libro per l'Editore Lapis ho dovuto aderire, con una certa difficoltà iniziale, ma comunque comprendendone i motivi, alle richieste di adeguamento ad un linguaggio più adatto al pubblico più giovane (il lettore tipo di Hogard così come è stato pubblicato, è il bambino di 8-9 anni..) ed è ai bambini di questa età che mi rivolgo infatti anche quando faccio le mie presentazioni scolastiche, alle III e IV della Scuola Primaria.In altre parole in origine l'avevo pensata come una saga più complessa, con un linguaggio più ricco di implicazioni culturali e sfumature. Ma le esigenze del mio editore erano altre. L'idea era quella di adattarla al pubblico di una collana di narrativa per bambini, quindi di adeguare trama e linguaggio a quel target. Il risultato che vedi nel libro, quindi, è frutto della collaborazione con la mia editor, Luisa Mattia, che in quanto a fiabe e linguaggi narrativi è una vera e propria risorsa di questo Paese. Non solo per i suoi tanti libri e la sua multiforme attività editoriale, ma anche per la sua nota esperienza di autrice delle storie del Fantabosco della Melevisione.Quindi che dirti? Se lo avessi scritto a modo mio forse sarebbe piaciuto di più ad un pubblico un po' più "maturo", simile a quello a cui mi ero rivolto per tanti anni con le mie storie a fumetti di Cattivik, Lupo Alberto, ecc.. Ma grazie a questo "incontro" creativo è nato il linguaggio per bambini a cui tu fai riferimento. Non so se sarei riuscito da solo a raggiungere questo risultato. Ero troppo condizionato dalle forme, dai moti e dai tempi narrativi della mia lunga attività precedente.Ma sicuramente è stato grazie alla mia lunga attività di collaboratore redazionale che ho saputo adeguarmi ai cambiamenti che mi venivano richiesti e quindi a raggiungere, insieme, il risultato. Chi lo sa? Se fosse stata una mia opera prima, forse il mio "orgoglio d'autore" avrebbe prevalso e magari Hogard sarebbe rimasto nel cassetto o forse sarebbe stato pubblicato, chessò, sottoforma di graphic novel magari, per un pubblico un pizzico più adulto. Quindi tu stessa non lo avresti mai testato per i tuoi figli e i loro amici buongustai (sorride)
Il simpatico, forte e buon Hogard che tanto piace ai bambini ci accompagna in un mondo epico passando per una mente moderna, alla fine anche lui, Hogard, metà uomo e metà drago che vede la sua diversità non tanto nell'aspetto fisico quanto nell'essere buono.Hogard ci accompagna in questa magica avventura piena di riferimenti letterari e culturali da far invidia a molti scrittori: Il libro è chiaramente ispirato al mito di Re Artù. Ma, al leggere il marcio mi viene in mente Amleto, nell'immaginare Hogard che da stupidotto quale è legge il Sacro Codice, mi torna in mente Don Quijote (anche se esso non era un imbecillotto ma un prode nobile), insomma i richiami spazio temporali sono numerosi. Sono frutto della mia immaginazione o ti sei ispirato a molti grandi letterati?

Sicuramente tutti i modelli letterari e tutta la tradizione culturale a cui fai riferimento popola la mia testa da sempre e quindi ovviamente devo dirti che mi sono ispirato a loro. Ma non in modo diretto, con l'intenzione magari di farne parodie o cose del genere.No, Hogard nasce come personaggio a se stante, meditando appunto a modo mio sulla figura, tipica della saga fantasy ed epica, dell'eroe per caso, quello che parte dal basso e che deve affrontare la sua "cerca" del meglio che è dentro di lui, per far fronte alla sua situazione personale critica e ai pericoli che incombono nel contesto in cui gli è stato dato nascere e vivere. E' una mia personale riflessione sulla ricerca dell'identità personale, sull'individuazione del sé, che tutti noi dobbiamo affrontare nel corso della nostra vita, per capire chi siamo, cosa vogliamo, cosa ci facciamo qui e quale deve essere il nostro ruolo in questa vita e nell'ambiente in cui viviamo. E ho voluto pure rendere le cose più difficili, giocando con i simboli e gli archetipi tipici delle fiabe. In particolare con la figura del Drago, che come sappiamo bene nella tradizione fantastica è il simbolo del Male per eccellenza. Ecco, mi sono chiesto, se è già difficile per un essere comune cercare il meglio di sè per far fronte all'avventura della vita, come potrebbe esserlo per un essere speciale come un Drago, che la fiaba relega al ruolo scontato del CATTIVO per eccellenza?Come dico sempre ai bambini in chiusura dei miei incontri nelle scuole per presentare Hogard: se ce la fa un drago a vincere quella che le convenzioni vorrebbero fosse la sua natura maligna e a divenire persino l'eroe che riporta il bene nel Regno della Pace e della Giustizia per eccellenza, Camelot, trasformato da un malefico incantesimo in Regno del male, forse ce la possiamo fare pure noi, esseri comuni, nella nostra vita comune.E' anche un modo per dirgli che male e bene albergano dentro di noi entrambi e dobbiamo fare uno sforzo per far sempre prevalere il bene. E tanto più l'ambiente esterno ci condiziona in modo da depistarci e orientarci verso l'indifferenza e la rinuncia, tanto più dobbiamo appellarci ad una forza interiore superiore. Quella di un Drago può bastare! Come vedi l'ispirazione fondamentale è quella di sempre, che è al centro di tutte le storie, la lotta tra bene e male. Ma il gioco sui simboli e sugli archetipi, suggerisce un elemento che per me è determinante: ovvero che quella lotta non si svolge nel mondo e o in una determinata epoca... No, si svolge sempre, costantemente, dentro di noi. Ogni volta che un essere umano nasce e da bambino diventa uomo. La forza del Drago, la magia, le infinite potenzialità dell'intelligenza, sono dentro di lui sempre, fin dalla nascita e sono potenzialmente al servizio del bene. Come le usiamo e se le volgiamo al bene dipende solo da noi e dalle nostre scelte. Nessuno nasce cattivo, nemmeno un Drago. Mostri semmai ci si diventa!
Buoni e cattivi ma poi attenzione a scoprire chi sono i buoni e chi sono i cattivi:


I bambini ridono molto alla battuta: ... se quel quarto di manzo in scatola ... e devo dire che riescono anche a decontestualizzare l'anacronismo. Un tocco molto personale mi sembra.
Si beh, credo di aver risposto nella prima domanda... il miscuglio tra linguaggio moderno e saghe antiche è stato anche un gioco narrativo e linguistico per me. E, ripeto, nella versione della storia che stavo scrivendo originariamente, era addirittura più denso di effetti speciali, chiamiamoli così, e licenze linguistiche e narrative anche più bizzarre e ardite. Ne ho tagliate moltissime credimi. manzo in scatola l'ho lasciato anche per far ridere un po' i bambini... o forse per una svista della mia editor, "Luisa mani di forbice" per gli amici (sorride).
Anche le illustrazioni, come la scrittura, risultano molto attive, quasi quasi fanno rumore davvero. Somigliano a dei fumetti a piena pagina più che alle tipiche illustrazioni artistiche che oggi sembrano aver preso potere. Come nasce il tuo essere illustratore?
Guarda, fin da subito, da quando ho lasciato il mondo del fumetto per provare a fare l'autore di libri per bambini, mi sono detto che avrei cercato in tutti i modi di portare nel nuovo settore la mia esperienza precedente. Ho sempre avuto, fin da bambino, una naturale predilezione per il linguaggio della narrazione per immagini, che ha trovato appunto nel fumetto il suo naturale mezzo espressivo. Avvicinandomi però al mondo della letteratura per l'infanzia mi sono innamorato anche della scrittura. Ho individuato le forme i tempi e i ritmi narrativi che mi colpivano in entrambi i linguaggi, testuale e disegnato, e mi son chiesto perché non cercare di sfruttare entrambi i modi espressivi e non invece metterne sempre uno al servizio dell'altro. Creare una maggior compenetrazione linguistica tra i due insomma, sfruttando le caratteristiche migliori di entrambi, per il raggiungimento di un comune sforzo di chiarezza ma anche di originalità e armonia narrativa. Se sfogli gran parte dei libri di narrativa per bambini (non i grandi albi illustrati eh? Quelli con tanti disegni e pochissime parole per intenderci.. no, mi riferisco ai piccoli romanzi per bambini), ti potrai accorgere che molto spesso le illustrazioni non sono complementari al testo, ma aggiuntivi e non sono sempre e per forza consequenziali nella narrazione. In parole povere, potrebbero anche non esserci e potrebbero anche essere posti in qualsiasi punto della pagina: la narrazione scritta procederebbe lineare e organica allo stesso modo. Ecco.. io non ho mai concepito nel mio modo di fare i libri per bambini questo tipo di linguaggio, ma ho voluto provarne un altro, in larga misura condizionato dalla mia precedente esperienza di fumettista: testo e immagini devono procedere in forma armonica, organica e complementare, cercando di realizzare una sequenza narrativa chiara e unica. Laddove cessano le parole deve essere il disegno a raccontare cos'altro avviene nella sequenza narrativa, e viceversa. Infatti se togli gran parte dei disegni dai miei libri suppongo che potresti anche non capire più la narrazione. Ecco. Questo è il modo in cui intendo io il mio "essere illustratore". Ho fatto e farò ancora e sicuramente per altri autori l'illustratore nel modo tradizionale. Ma nei miei libri no, testi e illustrazioni saranno sempre complementari nella narrazione della storia.
Genitori, ragazzi, bambini saremo felici di ricevere e pubblicare i vostri Hogard che li vogliate disegnare voi o che li vogliate semplicemente colorare:

La letteratura è piena di libri in cui scrittura e illustrazione si perdono, si allontanano, narrano momenti diversi della storia. Di alcuni libri oserei dire che puoi tranquillamente fare due letture separate: quella scritta e quella illustrata, ma devo ammettere che non è il tuo caso. Ai miei figli, benché molto piccoli, ho già insegnato a prestare attenzione alla corrispondenza. Micól aveva quattro anni quando mi disse che nel libro italiano degli AristoGtatti, la serata a Parigi non corrispondeva perché in una pagina c'era un quarto di luna e due pagine dopo la luna intera. Penso che tu possa quindi essere soddisfatto del successo ottenuto, sappi solo che Tommaso lo ha scelto per portarlo con sé in Day Hospital, perché lui è forte come Hogard “che mamma lo sai che al contrario si legge drago, perché lui è un drago, ma buono”. Tra i richiami che trovo nella tua storia mi sembra di vedere Tolkien ... sei legato a questo autore, vero?
Scherzi? Devo a Tolkien la scoperta del Fantasy, del valore simbolico e salvifico delle fiabe e di questo tipo di letteratura fantastica. Pensa che non lo avevo mai avvicinato prima dei trent'anni, anzi, in qualche misura odiavo il fantasy. Ogni volta che in una storia si affacciava un elfo o un folletto, mi dicevo... rieccolo!!! E mettevo via il libro! Poi nel corso degli anni avvicinai letture particolari, di carattere psicologico soprattutto: Coelho, Sibaldi e poi via via cose più sofisticate, come Guenon e Jung... nonché la riscoperta di Platone già avvicinato ai tempi dell'Università: era la mia lenta scoperta del carattere simbolico della letteratura sacra, mitologica, epica e, appunto fantastica. Gli archetipi, i simboli, l'antico sapere. Insomma ero maturo per Tolkien. Ma il suo avvicinamento non avvenne subito nei libri, ma al cinema: rimasi folgorato dal primo film della trilogia e da allora lessi parecchio di e su Tolkien. E mi dissi.. forse è il territorio della fiaba e del fantasy è quello che devo esplorare con le mie storie... ma per portarlo verso i bambini, con leggerezza e umorismo.. quindi si, grazie Tolkien! Ma anche grazie Roald Dahl, quello che poi divenne il mio vero modello ispiratore...
Roald Dahl l'ho perso in Hogard ma forse pensandoci bene, quel bimbetto trattato da servetto e scanzonato dalla madre-maga che alla fine emerge come un drago. Mmmm ci penso! Rifletto, confronterò e anzi andrò a rileggere Roald Dahl.Mirco aspettiamo altre storie del fantastico Hogard. Non ci abbandonare. Intanto vi lascio un tramonto marino (come sapete li amo) di un vecchio poeta inglese che scriveva per ragazzi, sono sicura che Mirco lo saprà apprezzare e spero anche voi:
I must down to the seas again, to the lonely sea and the sky,And all I ask is a tall ship and a star to steer her by,And the wheel's kick and the wind's song and the white sail's shaking,And a grey mist on the sea's face and a grey dawn breaking. 
(traduzione e interpretazione mia) 
Bramo tornare al mare, solitario, coperto dal cielo, E tutto ciò che desidero è un velieroe una stella cui condurlo, E i colpi del timone, E il suono del vento, E lo sbatter della bianca vela,E una grigia nebbia sul pelo del mare, E il grigio irrompere dell'alba. 
Il tramonto interiore di un marinaio che vuole solo tornare sul mare e sparire nella dolce nebbia di un tramonto che lo porta fino alla nuova alba.Così è per me, ma sicuramente non è così, buon proseguimento a tutti.


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