domenica 15 maggio 2016

Riflessione da mamma su libri e albi illustrati

Leggi l'informativa su Privacy & Cookie a lato, all'interno della stessa trovi le modalità per non aderire. Se vuoi aderire è sufficiente che prendi visione e continui la navigazione sul nostro blog. Grazie

In questo ultimo periodo ho rallentato molto la condivisione dei miei pensieri sui vari albi illustrati e libri che incontro nel mio cammino, semplicemente perché è nata in me una nuova riflessione e quando un pensiero si rinnova, io ho bisogno di un tempo per renderlo comprensibile a me stessa.
Succede che io amo leggere e mi sono sempre divertita a leggere con i miei figli i quali si sono dimostrati curiosi, ricettivi e divertiti.
Succede che io, avendo deciso di insegnare sin dalla nascita una seconda lingua ai miei figli, una lingua che seppur simile alla mia lingua madre, non lo è, ho usato libri e film per insegnare loro la seconda lingua migliorandola io stessa ad ogni lettura.
Succede anche che io do una estrema importanza alla relazione umana, quella fatta di umanità e non di business.

In questo ultimo anno di vita nuova ho trovato un ambiente con una dialettica letteraria e libraria molto più prolifera rispetto al contesto in cui vivevo prima. Una dialettica fatta di andata e ritorno e non solo di andata e mi sento molto stimolata.
Ovviamente parlo di micro-contesto e quindi non voglio dire che l'uno è peggio/migliore dell'altro, semplicemente questo è successo a me.
Anche qui ho incontrato persone con alta competenza subito pronte al dialogo e persone di bassa competenza subito pronte alla competizione.
In questo vortice di incontri/scontri, tra una chiacchiera e l'altra, ho respirato un'aria di contesa tra scrittori e illustratori, un'aria di contesa là dove io credevo ci fosse un'aria di intesa, di squadra, di unione.

Un'aria di contesa che è arrivata a me più dai lettori che da scrittori/illustratori.
La questione riguarda la competizione tra scrittura e immagine.
È meglio il libro scritto o l'albo illustrato anche senza parole? A tratti ho vissuto questa dialettica un po' come: è nato prima l'uovo o la gallina, così ci ho pensato tanto e ho deciso di esternare qui il mio pensiero.

Molto spesso sento dire che una storia non è nulla senza delle belle illustrazioni, che gli albi illustrati senza parole (conosciuti come Silent Book) sono migliori di quelli accompagnati dal testo.
A prescindere dal fatto che io credo non si debba mai generalizzare un pensiero perché significa denigrare l'intelligenza altrui, significa porsi su uno scalino di superiorità rispetto ad altri, significa imporre il proprio pensiero agli altri e quindi sono una che ama dire "Io preferisco ... " prendendomi la libertà e la responsabilità di scegliere, trovo poi del tutto controproducente questa competizione fra due espressioni artistiche che dovrebbero solo desiderare di confluire l'una nell'altra creando un piccolo mondo dove i lettori possono immergersi soli o in compagnia.

Un mondo impazzito dove artisti, fruitori, editori, critici, genitori, professori ... tutti a caccia dell'opera d'arte.
Ma quante opere d'arte pensiamo di trovare al mondo degne di tale nome?
E che nessuno si senta offeso ma diffondere cultura, appassionare i bambini alla lettura, imparare a godere del momento passato con un libro deve andare oltre l'opera d'arte, altrimenti non ha più senso. Anche la figura dell'editore sembra che stia cambiando, o forse è cambiata da tanto ma io me ne accorgo solo ora. L'editore non è più colui che ti aiuta, con saperi ed esperienza a far nascere un libro, a metterlo in vetrina e a venderlo; così come lo scrittore non è più colui che ha un progetto e che con amore e pazienza negli anni lo porta avanti. Gli editori sono più o meno tutti digitali, quasi dei tipografi loro stessi. Oggi pubblicare sembra essere facilissimo, addirittura molti editori con una quota pro-capite ti fanno pubblicare ... qualsiasi cosa scrivi. Un nome importante, tanta visibilità online e ci sei. L'editore certo ha accesso alle fiere dei libri ma per il resto il lavoro se lo deve fare da solo lo scrittore e, io che sono una che ha sempre creduto nel libraio e nell'editore a volte mi domando: ma se dovessi pubblicare con amazon forse guadagnerei di più.

È sempre più difficile entrare in una libreria, fare una domanda e trovare un libraio che ti risponde, in alcuni posti è sempre più difficile trovare una libreria. Qui per fortuna no, devo dire che i librai di Trieste sono competenti.
A Roma una volta mi trovavo in una libreria e ho sentito una signora chiedere al libraio:
Mi scusi devo fare un regalo al mio nipotino di 7 anni, cosa mi consiglia?
A signo', poro ragazzino ma un libro je devi da regala'?
Ma poi ci sono anche librerie come Anicia a Trastevere, Asterisco sui Colli Portuensi, la Arion a Testaccio e molte altre che magari io non conosco, dalle quali esci sempre con una goccia di conoscenza in più, anche quando non hai comprato nulla.

Quello che io ho sempre amato fare con i libri e i miei figli era ed è ancora, semplicemente leggere con loro.
Questo per me vuol dire che io prendo un libro, mi siedo in terra dove normalmente leggiamo insieme e comincio a leggere, lentamente, con una voce bassa, intono qualche personaggio ma leggermente e senza tanti movimenti. I miei figli lasciano tutto e vengono a sedersi in terra vicino a me, uno si sdraia sulla gamba, uno si appoggia alla spalla e, spesso, viene anche mio marito.
Leggo, loro ascoltano a fine libro mi chiedono di tornare su una o su quell'altra pagina, mi chiedono se ci sono illustrazioni, mi chiedono il nome dell'autore, si chiedono se fosse andata diversamente, se in quel posto ci sono le fontane belle come quella dove giocano loro, se ... parliamo, ridiamo, sfogliamo in su e in giù, se ci sono le illustrazioni le guardiamo e le commentiamo.

Ci sono illustrazioni che sembrano un dipinto e ti rapiscono per portarti nel mondo di cui si narra e farti perdere, ci sono illustrazioni che noi (in famiglia) chiamiamo archetipiche che evocano un significato piuttosto che un altro, quasi a livello degli antichi graffiti, ci sono illustrazioni senza parole e testi senza illustrazioni.
L'opera d'arte vera che crea il libro, la storia o l'illustrazione si chiama per me relazione umana, azione catartica, educazione al linguaggio, educazione all'arte visiva, educazione alla differenza e al ciò che non si vede.

Ci tengo a precisare che i libri di cui parlo li compro o li prendo in biblioteca, mi piacciono, li condivido in primis con i miei figli e a volte con altri bambini e genitori leggendo con loro.
Qualcuno a volte mi chiama a leggere per i bambini e a fare laboratori con colori fogli e parole.
Non lo faccio per l'editoria ma per il futuro dei miei figli.
Perché questo è quello che scelgo io per loro. Allo stesso modo del genitore che sin da piccolo porta il figlio allo stadio perché dovrà tifare una squadra piuttosto che l'altra e poi invita gli amichetti dei figli ad andare insieme, e i genitori degli amichetti dei figli, e così via.

La mia riflessione vuole essere un invito ai genitori a rimanere in contatto con il proprio sé, con il ricordo, l'emozione o il desiderio evocati dal libro e scegliere in base a questo personale senso di benessere o malessere.
Dopo, si può pensare ad approfondire la conoscenza di un libro con storia, autori, intenzioni ...
Provate a leggere con vostro figlio e se un libro non gli piace, cambiatelo, anche se è un'opera d'arte.
I miei figli hanno da subito amato il Piccolo Principe, la lumaca che voleva conoscere la ragione della lentezza, Le avventure di Hogard e le bucoliche storie di Querciantica ma non amano la storia di Pinocchio.
Ora, posso io dire che Pinocchio non è un'opera d'arte? Mai! Lo è!

Ma la lettura è un'altra cosa.
E serve il testo scritto per dare loro le parole per dirlo, per dare loro modo di leggere e correggere cosa scrivono, per dare loro dei sinonimi o dei paesaggi e delle storie lontani che diversamente non avrebbero conosciuto, e per mantenere una lingua scritta e non soltanto orale, e per dare loro modo di immaginare i paesaggi con la loro fantasia senza contorni pre-impostati.

E servono le illustrazioni per evocare luoghi e personaggi lontani che loro avrebbero immaginato diversamente o mai immaginato, per scoprire tecniche pittoriche e forme geometriche, per amare i colori che sono la base della vita e della felicità, per lasciare loro lo spazio di inventare parole fino a trovare quelle giuste, illustrazioni semplici per evocare e illustrazioni complesse per rapire.

E serve che queste due cose siano insieme per accompagnarli in un mondo diverso rilassati e rapiti e senza dover fare niente, perché tutto è stato fatto e ci si può tornare quante volte si vuole.

E serve condivisione e dialogo affinché tutto ciò diventi relazione, crescita, amore, vita.
E serve responsabilità editoriale per dare volto e coerenza ai messaggi che si sceglie di promuovere.
E serve responsabilità genitoriale per scegliere per i proprio figli, e per saper proporre e osservare se provoca benessere e andare avanti o se provoca malessere e cambiare strada.
E serve coraggio ... grazie a tutti gli amici autori e illustratori che mi sostengono e che apprezzano il mio blog, blog puro di mamma, di una mamma che semplicemente dice quello che pensa e ama i libri per bambini e ama condividerli con i suoi bambini.

Chissà che fatica sarà per me cominciare a leggere i libri per ragazzi ... ma qualche SEME l'ho già piantato.




Nessun commento:

Posta un commento

Puoi lasciare qui un commento: