martedì 11 ottobre 2016

Giotto e la città - Arte per crescere

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Dopo una giornata in corsa tra riunioni, spesa, scuola, attività extra dei bambini, caffè con amici e clienti dalle 6.30 di mattina che mi sono messa in moto, finalmente alle 19.12 rimetto piede (stanco e freddo) in casa e al mio arrivo sento mia madre in vacanza da me, che dice:
"Hanno consegnato un pacco per te"
"Uff" penso io. 
Sono stanca, affamata, infreddolita e vorrei una comoda poltrona davanti ad un caminetto con la zuppa pronta.
Prendo il pacco, è pesante, è grande
"Ma che sarà di così pesante? "
Mi siedo, lo apro e già appena vedo la copertina entro in un mondo fatto di colori, di odori, di oro, di ricerca della perfezione.
Subito la mia mente vola a Firenze (Palazzo Pitti), ad Assisi (Basilica Superiore di San Francesco), a Parigi (Musée du Louvre), a Roma (San Giovanni in Laterano, i Musei Vaticani) e in molti altri posti che ahimè non ho mai visitato (Padova, Whashington ...).
Non ricordavo di averli ordinati, che meraviglia!

Ebbene si un libro che spiega/insegna/consegna l'arte nelle mani dei ragazzi, ma anche dei genitori che nella vita si sono dedicati ad altro ma vorrebbero lo stesso condividere questa conoscenza con i propri figli, ma anche una metodologia per quegli insegnanti che non trattano immagine come materia secondaria anzi ne comprendono le vie della crescita e della liberazione.

All'interno del libro ci sono tante immagini che richiamano le opere di Giotto, i luoghi da lui frequentati, il suo stesso volto. Le immagini si sa, sono veloci e dirette nei loro messaggi e così quasi quasi sembra di essere compagni di scuola di Giotto.

Ma ci sono anche aneddoti (come la zanzara burlona di Giotto).

La zanzara burlona di Giotto,
notare l'uso delle forme geometriche
e della profondità (precursore della
terza dimensione pittorica)

Fu Giotto per primo a togliere le immagini sacre dall'isolamento e a contestualizzarle nella vita cittadina.
La prima cosa che di solito i bambini imparano di Giotto è il cerchio perfetto, forse proprio da là Giotto è partito nella sua ricerca della forma del sacro e del profano. Ma sappiamo bene che l'arte ci porta nella profondità della vita e così, perché no, forse anche nella pittura c'è una via alla profondità.

La sua pittura era basata sull'osservazione della realtà e sull'uso delle forme geometriche. Giotto è il primo a portare i santi in città, amava mettere in evidenza la stretta relazione tra la natura e l'uomo. La sua ricerca si spinge in un percorso realistico. Vuole riprodurre dipinti realistici, ecco la necessità della terza dimensione. Non simboli ma realtà.

Scopriamo che Giotto discende da contadini che sapientemente hanno saputo comprendere e assecondare le virtù del figlio.
Si dicono contadini che di arte non capiscono nulla ma notano la sua passione e la sua bravura nel disegno e, dunque, lo consegnano ad un maestro importante e assai bravo, il Maestro Cimabue. Quale miglior genitore di colui che sa riconoscere il figlio per quello che è e lo sa accompagnare nella sua strada senza cercare di deviarlo verso altro, che lo renderebbe mediocre, infelice, quasi inutile.

Siamo a Firenze, una città democratica e burlona, scopriamo che Giotto stesso è un burlone e lo scherzo della zanzara, come ci racconta Marco Dallari, è davvero spassosa.
Il racconto di Marco Dallari ci porta in contatto con il fatto che Giotto è stata una persona proprio come noi, con tanta voglia di vivere, scherzare, lavorare, emergere, a tratti simpatico a tratti no ... ecco l'umanità che lo guida attraverso l'arte a se stesso.
Il suo Maestro, pur non amando gli scherzi, lo perdona e lo inserisce nel mondo dei grandi artisti inviandolo a Roma per una grande lavoro.

È invece un racconto di Alessandro Lenares che ci mostra come Enrico Scrovegni di Padova chieda a Giotto (per fortuna) di dispensare la sua famiglia dalla nomina tanto brutta di "usuraia" conquistata senza fatica dal suo nobil padre, è qui che sottilmente scopriamo come l'arte anche ci può imbrogliare raccontandoci altre verità, portandoci lontani dal luogo o dal contesto dove siamo.
Ma non sempre!
Guardando l'affresco del giudizio universale in via di facimento
[...]
"Ed io?" disse il giovane Scrovegni, smarrito. "Dove sono io?"
"Voi, mio signore?", rispose il pittore meravigliato.
"Voi siete qui, esattamente al centro, sotto la croce, mentre consegnate questa umile cappella alla madonna e ai santi.
Ma se dobbiate ottenere la salvezza o la dannazione, questa è una questione troppo grande per un umile pittore".
Ad illustrare ai bambini il dipinto di Esaù respinto da Isacco, una fantastica filastrocca a tema sempre di Marco Dallari
[...]
E Giotto giovincello ma dotato,
dipinge l'Esaù preoccupato,
poiché per quel rifiuto patriarcale
ci rimane davvero molto male.
Scopriamo anche il trompe l'oeil, le finestre disegnate da Giotto. La finestra un punto di osservazione dell'esterno, dell'altro da sé, della realtà.
La sua riproduzione realistica della realtà, una intelligente contestualizzazione del periodo storico, un abecedario con i termini artistici più importanti e una galleria delle opere più famose, e idee e racconti di preziosi laboratori da svolgere con i ragazzi.

Ce ne sono altri due, anche per questi prenderò il tempo di sperimentarli prima di parlarne ma spero siano altrettanto belli che questo.
Grazie Art'è.

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