sabato 10 luglio 2021

La via della resilienza e della digitalizzazione

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Carissimi amici,

Secondo anno di pandemia, oramai il cambiamento sta radicando nel nostro animo e per fortuna io non ho mai temuto i cambiamenti anzi, li ho sempre considerati fonte di riflessione, di rinnovamento, di rinascita e così mi sono rimboccata le maniche, come sono solita fare nelle difficoltà, e ho scoperto che i miei corsi on line piacciono, funzionano e i ragazzi si divertono. A volte ci si inventa follie per trovare il sorriso anche a distanza. 
Hai mai provato a parlare seriamente ad una scopa? Non giudicare male questa idea perché non tutti sono pronti a mettersi in discussione, io ho trovato adolescenti che lo hanno fatto, lo hanno accettato e sono andati avanti.

Oggi si parla tanto di RESILIENZA, parola chiave anche del nostro Recovery Plan, detto tra noi la parola Recovery mi fa tanta tristezza, mi fa sentire una Gianna o un Gianni che patiscono il freddo e la fame in casa Magrugna, però ammetto che è una parola che ha il suo perché.

Tornando alla parola resilienza:
1. La capacità di un materiale di incassare/assorbire un urto distribuendolo nella sua massa senza rompersi.

2. psicologicamente parlando è la capacità che un individuo ha di affrontare imprevisti/eventi traumatici senza chiudersi nel male di quel momento, ma da esso ripartire per rinascere.

3. politicamente/economicamente parlando, è la capacità di un paese di ricevere un duro colpo senza perdere l'equilibrio, la sua capacità di trasformare il colpo in un percorso di vita nuovo, rigenerato e pronto a rinascere.
Ma resilienza non è l'unica parola chiave di questo periodo storico in cui siamo immersi, oggi si parla sempre più anche di DIGITALIZZAZIONE. Che significa?
1. Trasformare un suono, un'immagine, un testo (ciò che udiamo, vediamo, diciamo) in una sequenza di numeri per poterli inserire in quella dimensione che noi chiamiamo comunemente informatica e che ci portiamo dietro come un computer, un tablet o un telefonino.

2. Risparmiare tempo, spazio, energia e materiale attraverso la trasformazione in digitale di molti dei processi che siamo soliti fare nella vita di tutti i giorni (gestione del conto in banca, reperimento informazioni, file per questioni burocratico amministrative) e nell'organizzazione aziendale: dai processi amministrativo-burocratici alle analisi minuziose di particolari che rendono precisi interventi chirurgici come progettazione di case anti-sismiche e pro-ambientali.
Il digitale vuole essere evoluzione, pensate alla  possibilità di avere informazioni in tempo reale. 
Ricordate i signori del medioevo? un re andava in guerra e appena arrivava alla postazione faceva tornare indietro un messaggero per comunicare alla sua famiglia che stava bene. 
Ma, proprio nel mentre la famigli riceveva con gioia la notizia, erano passati forse due mesi e non si sapeva realmente se quel re fosse ancora vivo. 

Il digitale, come ogni cosa, ha anche un lato oscuro. Non dimetichiamo e soprattutto non abbandoniamo i ragazzi ore al giorno davanti a uno schermo che non permette replica, quello è il vero male della digitalizzazione: l'annichilimento della relazione umana, la non possibilità di replica, l'assorbimento passivo di suoni immagini e parole, a volte davanti allo schermo di un telefono, rimpicciolendo anche di dimensioni la percezione di quel mondo, del loro mondo. Un mondo fatto di immagini e luci molto rapide, che modificano il modo di lavorare del nostro cervello e spesso, purtroppo, condizionano le menti deboli, sole, annoiate.

Mi sono chiesta: in che modo una pandemia può aiutarmi a migliorare? In che modo posso essere resiliente per me e, nel mio piccolo, per gli altri. In che modo posso digitalizzare la mia vita senza perdere il controllo del mio cervello, l'amore per i colori dei fiori e la voglia di passeggiare nei freschi boschi alpini quando in estate si muore di caldo?

All'inizio è stato difficile perché mettersi a fare lezione on line richiede una buona dose di coraggio. 
Il pensiero di una narrazione digitale inizialmente mi chiudeva. 
All'interno della narrazione partecipo al narrato attraverso l'espressione emotiva del viso e del corpo cercando, con l'attesa e con lo sguardo, di coinvolgere chi ascolta. 
Coinvolgere ... 
Cerco la condivisione ... la condivisione, che parola forte quando si parla di digitale, eppure è il mio punto di forza. 
È stata la parte più difficile da costruire dentro di me, nel decidere di lavorare in digitale. 
Alla fine ce l'ho fatta. 

Sempre nella speranza di poter ricominciare a lavorare anche in presenza, sono riuscita a superare lo scoglio digitale e trasformarlo in qualcosa di positivo, anch'esso di comunicativo e relazionale. Sono stata resiliente con un gruppo di bambini, tra scuola normale con le sue blindature e scuola parentale con il suo rischio di isolamento. 
Nell'anno di pandemia 2020 è nato il Giornale nel Bosco, dal Friuli Venezia Giulia alla Liguria un gruppo di bambini hanno lavorato insieme con impegno, costanza e fatica, creando un bel gruppo e producendo una grande quantità di interessante materiale, in alcuni casi in più lingue. Un progetto che spera di trovare sponsor e altri piccoli giornalisti per non rimanere uno sforzo inutile. 

Io non sono mai stata favorevole alle dimostrazioni finali, soprattutto se intese come saggi di perfezione: io odio la perfezione e la lascio agli accademici, alle olimpiadi o a quanti la necessitano. 
Adoro tantissimo le dimostrazioni finali originali e spontanee, soprattutto quando al centro c'è il percorso formativo e non lo spettacolo stesso. Eppure, nonostante le mie reticenze, i ragazzi ne hanno bisogno, si emozionano, si mettono alla prova e condividono. Infatti CONDIVIDERE è un'altra parola per me estremamente importante e oggi se ne parla troppo poco.

Qualcuno ha anche avuto il coraggio di registrarsi per andare in scena, perché un video non è come salire sul palcoscenico ma ti da lo stesso la possibilità di metterti alla prova ed emozionarti ed è stata comunque la chiusura di un percorso. 

La digitalizzazione è come la resilienza, fa parte della ripresa del nostro paese, del mondo e ne siamo tutti pieni, va accettata e sfruttata nel migliore dei modi. Bisogna decidere e scegliere come sfruttarla ma non farsi sfruttare. Spero sempre di poter tornare allo storytelling in presenza, quanti bei ricordi:

Mattia, che sembrava tanto timido, mi raccontò una storia al kamishibai degna di una mente pura e fantastica (recite, saggi e diplomi. Anche quest'anno ce l'abbiamo fatta!);

Carolina e Giulia, una madre con una figlia che hanno costruito attraverso il mio laboratorio uno spazio tutto loro (storytelling con Giulia e Carolina);

I meravigliosi genitori dei miei piccoli DinoAlunni nei corsi pomeridiani alla scuola Tomizza (splendidi DinoParents per formidabili DinoKids, grazie a tutti!).

Ma non chiudiamoci nei ricordi, dobbiamo vivere il presente e prepararci al futuro e anche i laboratori di teatro on line sono stati una bellissima esperienza, per non parlare del lavoro fatto dai traduttori del Giornale del Bosco:

Monologhi dai laboratori di teatro online:  HamletOranges.

Andiamo avanti con coraggio, forza, sorrisi e nuove e vecchie competenze.
Vi aspetto ragazzi che volete migliorare le vostre capacità linguistiche ed espressive attraverso laboratori di teatro, genitori che avete bisogno di un aiuto per guidare i vostri figli nel percorso di studi della lingua, della comunicazione, lettura, scrittura di testi, storia, geografia ... vi aspetto tutti, anche voi che volete collaborare e condividere un progetto.

A presto amici,
SilviaC

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